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"La grandezza di un uomo" - Piacenza e Forlì unite nel segno del partigiano Antonio Carini
Antonio Carini

LA GRANDEZZA DI UN UOMO

 

Domenica 11 marzo in cento da Meldola (Forlì) a Piacenza
per ricordare il partigiano “Orsi” Antonio Carini

Gemellaggio Spi Piacenza-Forlì nel segno di un grande uomo caduto per la libertà

 

Evento promosso da Spi-Cgil Piacenza, Spi-Cgil Forlì e dai comitati provinciali ANPI di Piacenza e di Forlì-Cesena, dalle sezioni Anpi di Monticelli d'Ongina e di Meldola, con il patrocinio del Comune di Monticelli d'Ongina (Piacenza) e del Comune di Meldola (Forlì)

 

Un rito collettivo denso di significati, domenica, a Piacenza, segnerà il gemellaggio di due territori emilianoromagnoli nel segno di un uomo che ha combattuto per la libertà di tutti noi. Un centinaio di persone, tra cui esponenti dell'amministrazione del Comune di Meldola (Forlì), dell'Anpi di Forlì-Cesena e ovviamente del sindacato pensionati Cgil di Forlì, domenica 11 marzo partiranno con un autobus e auto private in direzione Piacenza, con una tappa a Monticelli d'Ongina, per partecipare alla commemorazione di Antonio Carini, detto “Orsi”, antifascista e partigiano nato a Monticelli d'Ongina (Piacenza) il 7 settembre 1902, ucciso a Meldola (Forlì) il 13 marzo 1944, barcarolo del Po, muratore e medaglia d'argento al valor militare alla memoria.

IL PROGRAMMA

Domenica 11 marzo alle 9,30 presso il municipio di Monticelli d'Ongina il saluto dell'amministrazione comunale al gruppo forlivese, dopodiché è prevista la posa di una corona di fiori al cimitero di San Nazzaro.

Dalle ore 11,00 presso il salone Nelson Mandella della Camera del Lavoro di Piacenza (via XXIV Maggio, 18) per i Progetti della Memoria, “La grandezza di un uomo, Antonio Carini”. Un incontro presieduto dall'Onorevole Mario Cravedi, presidente provinciale Anpi Piacenza, nel corso del quale è previsto il gemellaggio tra lo Spi di Piacenza e lo Spi di Forlì. In seguito, il segretario regionale del sindacato pensionati della Cgil, Maurizio Fabbri, parlerà del valore dei progetti della memoria prima della proiezione del filmato “Antonio Carini – La grandezza di un uomo”, con la regia di Franco Sprega e Ivano Tagliaferri (autori anche del filmato "Los Italianos. Antifascisti nella guerra civile spagnola"). In conclusione, è previsto l'intervento di un membro della Dirazione Nazionale ANPI.

E' un progetto che lega due territori che hanno lottato per la Libertà e la Resistenza, accomunati dalla figura di un uomo le cui gesta riecheggiano in tutta la Regione, ma non sufficientemente sondate” hanno spiegato i segretari dello Spi-Cgil di Piacenza, Tamer Favali, e di Forlì, Giuseppe Pasotti. Domenica, a Piacenza, verrà siglato un protocollo d'intenti comuni e mutua cooperazione tra lo Spi di Forlì e quello di Piacenza e tra le Leghe di Monticelli e di Meldola: “Fare memoria non significa ripiegarsi al passato, ma interpretare il presente e progettare il futuro”.

 

 

 

CHI ERA ANTONIO CARINI - Comunista, Garibaldino in Spagna, confinato politico, membro del Comando Generale delle Brigate Garibaldi, torturato e ucciso dai fascisti, Medaglia d'argento al valor militare alla memoria.

Nasce a San Nazzaro D'Ongina, una frazione del piccolo paese di Monticelli d'Ongina, in provincia di Piacenza. Di professione barcaiolo sul Po, sin da giovane aderisce al neonato Partito comunista. Dopo il servizio militare, per evitare la persecuzione da parte del regime fascista, nel 1924 emigra in Argentina, ove partecipa a diverse manifestazioni e scioperi, ponendosi in evidenza tanto da essere inserito nella lista delle persone da sorvegliare della polizia argentina, quale sovversivo e comunista.

Nel novembre 1936 si imbarca per l'Europa per partecipare come volontario nella guerra di Spagna. Approdato ad Anversa, transita per Parigi e poi, attraverso un valico nei pressi di Andorra, entra come clandestino in Spagna, arruolandosi nelle Brigate Internazionali ed entrando a far parte del Battaglione Garibaldi -costituito da italiani- con il grado di sergente. Tra il giugno 1937 e l'agosto 1938 viene ferito tre volte in combattimento. All'interno della Brigata Garibaldi assume incarichi di sempre maggiore rilievo, sino a diventare Commissario politico addetto all'intendenza dell'intera Brigata, in occasione della difesa di Barcellona nel gennaio del 1939. Nel frattempo, la sua presenza in Spagna è segnalata da fonti giornalistiche francesi, che il regime fascista utilizza per individuarlo e iscriverlo nella Rubrica di Frontiera. Con lo scioglimento delle Brigate Internazionali, nel mese di febbraio del 1939 si trasferisce in Francia, dove viene internato -in successione- nei campi di St. Cyprien, Gurs e Vernet, fino al 9 aprile 1941 allorché viene tradotto in Italia su sua richiesta. Interrogato, viene successivamente condannato al confino politico da scontare a Ventotene per 5 anni. Viene liberato nell'agosto del 1943 a seguito della caduta del regime fascista.

Nell'agosto del 1943 Carini è già a Piacenza, per riorganizzarvi il Partito comunista.

A seguito dell'armistizio entra nella Resistenza con incarichi di alta rilevanza politica, diventando con Luigi Longo, Pietro Secchia, Gian Carlo Pajetta e Giorgio Amendola uno dei cinque membri del Comando generale delle Brigate Garibaldi.

Assunto il nome di Orsi viene designato, dallo stesso Comando garibaldino, ad occuparsi dell'organizzazione delle formazioni partigiane (con il ruolo di ispettore) ed inviato nel gennaio 1944 in Romagna con lo scopo di coordinare la organizzazione della Resistenza nelle province di Ravenna e Forlì. Nel febbraio 1944 viene così costituito un Comitato militare con la partecipazione sua, di Ilario Tabarri (Mauri), Arrigo Boldrini (Bulow).

Il 9 marzo 1944, viene catturato da militi della Repubblica Sociale Italiana nei pressi di Teodorano di Meldola, e di lì tradotto a Rocca delle Caminate ove viene sottoposto, per quattro giorni, ad atroci torture per carpire preziose informazioni. Si legge nella motivazione della Medaglia d'Onore: "Affrontava con animo stoico e sereno le più atroci sevizie e torture, senza che mai nulla di benché minimamente compromettente potesse uscire dalle sue labbra". Inferociti di fronte al suo coraggioso contegno, i fascisti legarono ad un'auto Carini, ridotto ormai in fin di vita, e lo trascinarono al Ponte dei Veneziani di Meldola, da dove lo buttarono nel Ronco, dopo averlo pugnalato e sfigurato a colpi di pietra. Un testimone ebbe a raccontare che, quando il corpo di Carini fu recuperato, il medico incaricato dell'autopsia, svenne per le condizioni del cadavere. Il Comune di Meldola ha dedicato una strada ad Antonio Carini.