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Gianluca Zilocchi, segretario generale Cgil Piacenza: "Presenteremo il piano per il rilancio del territorio" 
Gianluca Zilocchi, segretario generale Cgil Piacenza

A due settimane dall’elezione a segretario generale della Cgil di Piacenza, piacenza24.it - sito d’informaione online di Radio Sound Piacenza - ha intervistato Gianluca Zilocchi. 

Qui di seguito l’intervista completa


Piacenza -  Aveva annunciato che la Cgil sarebbe dovuta tornare “in prima pagina”, e non solo per divisioni interne o procedimenti giudiziari. A meno di due settimane dalla sua elezione a segretario generale, Gianluca Zilocchi ha spiegato ai nostri microfoni il lavoro che sta svolgendo, per tenere fede a questa e ad altre promesse e ha anticipato che, a breve, verrà lanciato un progetto di sviluppo del territorio con il quale - ha assicurato - “si potrà ripensare alle prospettive di rilancio per i prossimi anni”.  

Partiamo dall’ultimo tema sul quale la Cgil, insieme a Cisl e Uil, ha preso posizione. Parliamo della Tasi, la tassa sulla quale avete chiesto al Comune un tavolo di confronto a causa di informazioni discordati uscite in questi giorni. 

“Eravamo stati convocati, con altre associazioni, e in quella sede abbiamo recepito una informativa rispetto alla Tasi e su altre imposte locali ma abbiamo lamentato che non c’è stato un vero e proprio confronto. Inoltre, le informazioni sono risultate diverse da quelle uscite successivamente dalla giunta comunale. Ne prendiamo atto ma chiediamo che si avvii un percorso condiviso. La Tasi, rispetto all’Imu, in assenza di detrazioni, rischia di far pagare di più le fasce deboli. Chi ha meno, invece, deve pagare meno rispetto a quanto previsto dalla normativa nazionale. Il Comune introduce le detrazioni ma con un’aliquota, che deriva dal decreto “Salva Roma”, sulla quale chiediamo chiarimenti. E di discutere se non è possibile mantenere la tassazione al due e mezzo per mille, introducendo detrazioni andando a pescare risorse nel bilancio comunale. Secondo noi è possibile”.

Facciamo un passo indietro. Al momento della tua elezione avevi annunciato che la Cgil sarebbe tornata “in prima pagina” e non solo per problemi interni. In che modo stai lavorando al rilancio, anche di immagine, del sindacato?

“E’ un lavoro lungo, che non si risolve certo in una settimana. Ma le iniziative sono tante. Per esempio abbiamo elaborato un’idea di sviluppo per il territorio, che presenteremo nelle prossime settimane, e credo potrà essere considerata una voce autorevole con cui la Cgil esporrà le proprie idee di come il territorio si può ripensare nei prossimi anni, cercando di andare ad individuare risorse per il rilancio. Non solo, insieme a dati dell’economia del nostro osservatorio, stiamo pensando a iniziative che riguarderanno i giovani e il mondo della precarietà Completato il percorso di rinnovo del gruppo dirigente avremo una strada più semplice da percorrere in queste direzioni”. 

Spazio ai giovani, si è detto. Con la tua elezione il sindacato ha dimostrato di sapersi rinnovare. Anche in questo caso avevi detto di volere, d’ora in poi, sempre più una Camera del Lavoro aperta ai giovani. Qualche idea si è già tramutata in progetto?

“E’ un punto chiaro del mio mandato. Ne stiamo discutendo e siamo nell’imminenza del Primo maggio. Come sempre patrocineremo il Cuncertass, arrivato ormai al nono anno ma sono consapevole che non basta. Stiamo riattivando e rafforzando rapporti con le associazioni giovanili e i circoli, per rimettere in moto una macchina, che negli ultimi anni si era un po’ inceppata. Non possiamo aspettare che i giovani vengano da noi. E non basta avere un segretario giovane, anche perché a 43 anni si è giovani fino a un certo punto. Puntiamo alla fascia dei 20enni e dei 30enni, il progetto c’è e basta metterlo in moto”. 

Uno che punta molto sulla sua giovane età è Matteo Renzi, che però in questi giorni sta incassando forti critiche da parte dei sindacati, compresa la Cgil. Cosa ne pensi dell’operato del premier e della sua influenza, che si registra anche a Piacenza con la segreteria del Pd e l’amministrazione comunale ormai a chiara matrice renziana?

“Sono due questioni distinte. Renzi lo attendiamo alla prova dei fatti, non abbiamo pregiudiziali o giudizi favorevoli a prescindere. Abbiamo commentato positivamente gli annunci, e per ora solo annunci, di interventi sulla tassazione, sull’Irpef, sui precari, sulle rendite finanziarie ed il lavoro dipendente. Ma abbiamo anche criticato l’idea che si sta portando avanti con questo decreto legge sul lavoro, in particolare sui contatti a termine, l’apprendistato, che innalza nuovamente le soglie di precarietà. Non comprendiamo come si possa andare in questa direzione dopo 15 anni di precarizzazione del lavoro, che ha dimostrato non essere un modo per creare occupazione. Non è la flessibilità che crea lavoro. Siamo agli annunci e lo misureremo sui fatti, tenendo conto delle difficoltà oggettive del paese. Sul locale, non entro nel merito del Partito Democratico. Con l’amministrazione, invece, ci sono una serie di problemi aperti, la Tasi da ultimo, ma credo in generale si debba aprire una nuova stagione di confronto serrato. Non bastano più le informative, le convocazioni plenarie, dove la Cgil è una dei tanti soggetti. Vogliamo tornare ad avere il diritto di contrattare, per i lavoratori, per i pensionati e cittadini tutti. La stiamo pungolando, insieme a Cisl e Uil e ci aspettiamo dei segnali”.

A livello locale, la Cgil - almeno rispetto a Cisl e Uil - sembra comunque essere in grado di evitare quello che altri hanno avviato o annunciato e cioè gli accorpamenti con territori limitrofi. Non sono comunque in vista cambiamenti? 

“Sì, la Cisl ha fatto un percorso, la Uil l’ha annunciato ma per la Cgil non è nemmeno all’orizzonte una prospettiva di unificazione di territori. Si pone però la necessità di una profonda riorganizzazione che, terminata la fase congressuale, affronteremo con le dovute cautele. Anche in questo caso, non basta accorpare territori ma è necessario pensare a un progetto politico, cioè in che modo si dovrà ripensare il sindacato a fronte di accordi recenti, sula contrattazione, sulle regole di democrazia. Perchè si deve sempre più spostare il potere verso i luoghi di lavoro. E’ lì che i lavoratori voteranno e non ci potranno essere più essere accordi separati. Vuol dire essere presenti nelle aziende con più forza, formare i nostri delegati e dargli più strumenti. Al di là dei territori, significa cambiare il nostro modo di agire quotidiano. E ne abbiamo davvero bisogno”.

Gianmarco Aimi