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Contratto metalmeccanici: "Un accordo al ribasso, era possibile trovare un’altra strada". Così Ivo Bussacchini, segretario Fiom Piacenza






 
 
Contratto dei metalmeccanici:
un altro accordo era possibile
 

di IVO BUSSACCHINI*
credo serva fare chiarezza attorno all’ennesimo accordo separato nel rinnovo del Contratto nazionale dei metalmeccanici, che come sappiamo anche a Piacenza riguarda migliaia e migliaia di lavoratori. In dicembre, infatti, si è purtroppo verificato l’ennesimo accordo separato e credo che esprimere alcune valutazioni per dare una dettagliata e doverosa informazione ai lavoratori e alle lavoratrici metalmeccanici piacentini - nonché all’opinione pubblica - sulle circostanze che hanno determinato questo fatto sia un gesto doveroso. Siamo in una fase di crisi troppo complicata per il Paese per arrivare ad un accordo separato: questa era la premessa da cui partiva la Fiom che, invece, si è vista ancora una volta esclusa dalla firma. Di certo rispediamo al mittente chi dice che da parte della Fiom non c’era la volontà di aderire alla trattativa. Più volte abbiamo formalmente sollecitato sia Federmeccanica che FIM e UILM a convocarci al tavolo per trattare avanzando proposte serie per dare risposte concrete ai lavoratori e alle imprese nel tentativo di evitare ulteriori accordi separati in una fase di crisi delicata sul piano industriale, economico e, soprattutto, sociale
Ancor prima di parlare dei contenuti di merito che questo accordo separato produrrà, ritengo fondamentale sottolineare ciò che veramente serve alle Organizzazioni Sindacali dei metalmeccanici ma anche a tutte le categorie sindacali, oltre che alle imprese e le loro associazioni: tradurre in tempi brevi l’accordo Interconfederale del 28 giugno 2011 in Legge. Lo sostengo fortemente per un semplice motivo: a fronte di regole certe sulla validazione democratica dei rinnovi contrattuali che siano essi Nazionali, Territoriali o Aziendali non vi saranno più accordi separati e l’espressione democratica di chi quotidianamente si vedrà applicati sul posto di lavoro i contenuti di tali accordi avrà la possibilità di esprimere o meno una propria approvazione. Da qualsiasi prospettiva si guardi l’accordo del 28 giugno 2011 sono evidenti i segni di un’evoluzione dei rapporti industriali da un lato e del vantaggio che un sistema basato su buoni rapporti tra le parti può portare a tutti, a partire da chi sta pagando il prezzo più alto: i lavoratori.
Venendo al merito dell’accordo siglato ciò che mi preme evidenziare è che partendo dal salario l’aumento di 130 euro lordi al 5° livello medio non recupera integralmente il potere d’acquisto dei lavoratori e delle lavoratrici. Per le imprese, inoltre, si introduce la possibilità in caso di crisi o di nuovi insediamenti produttivi che parte di questi aumenti e più precisamente l’aumento della seconda e terza tranche di questi soldi possano essere erogati 12 mesi dopo la loro naturale scadenza, aprendo di fatto una diversità di retribuzione da fabbrica a fabbrica facendo venir il ruolo centrale del Contratto Nazionale. Sul capitolo dei diritti si rinvia ad una serie di commissioni con poteri negoziali che integreranno l’accordo. Da questo punto di vista si tratta di un contratto in itinere. Siamo di fronte ad una sorta di cantiere aperto dagli esiti incerti.
Sulla malattia, se da un lato si ritoccano alcuni meccanismi di calcolo economico sulla malattia lunga si va ad una penalizzazione economica su quelle brevi, perché i primi tre giorni di assenza saranno dal quarto certificato in poi non più retribuiti al 100% ma scenderanno al 66%, dal quinto certificato in poi al 50% e ciò rende evidente la perdita salariale che i lavoratori subiranno perché ammalati.
Per ciò che riguarda l’orario di lavoro è evidente che ci sarà un aumento delle prestazioni individuali obbligatorie di straordinario o flessibilità pari al doppio di ciò sino ad oggi previsto, di fatto si recepiscono i contenuti dell’accordo separato siglato in Fiat. Avendo evidenziato solo alcuni aspetti di un più complesso contenuto di norme, a chi sostiene o sosterrà che questo era, alle condizioni date, il miglior compromesso possibile vorrei dire che un’altra opzione era - e rimarrà - possibile. Questo lo dico affinché venga sconfitta una cultura sindacale imperante secondo la quale i contratti nazionali si fanno (solo) con chi li firma.
Spesso, chi firma questi accordi all’estremo ribasso, sottovaluta il fatto che gli unici a vedersi peggiorare le condizioni di lavoro e quindi di vita saranno ancora una volta i lavoratori e le lavoratrici, che a mio modesto parere da troppo tempo rivendicano condizioni di vita più dignitose - e lo fanno in tutti i modi possibili.
Per questo credo che la prossima classe politica che si vedrà assegnato il compito di governare questo Paese dovrà attrezzarsi per dare loro ciò che chiedono: condizioni migliori. A Piacenza avendo come Fiom un radicamento vero e rappresentativo nelle fabbriche continueremo ad agire, nonostante l’ennesimo accordo separato, in modo tale da affrontare ogni situazione, sia in quelle difficile causa la crisi che in quelle poche realtà dove si continuano ad avere condizioni di lavoro tali per cui si contrattano condizioni migliori per i lavoratori, con forte impegno per difendere gli operai e le operaie. Inoltre si terrà in questo fine settimana un’assemblea nazionale dei metalmeccanici Fiom per definire quali azioni sindacali mettere in campo per riconquistare un contratto nazionale di tutti i lavoratori della categoria.
*segr. gen. FIOM Cgil Piacenza