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Il 20 giugno è la giornata mondiale del rifugiato. Carrà (Cgil Piacenza): "L'Europa nasce o muore nel mediterraneo"


                                                          20 Giugno Giornata Mondiale del Rifugiato                            
 
Il 20 Giugno si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale del Rifugiato, appuntamento annuale voluto dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ha come obiettivo la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle condizioni di milioni di rifugiati e richiedenti asilo nel mondo che, costretti a fuggire da guerre e violenze, lasciano i propri affetti, la propria casa e tutto ciò che un tempo era parte della loro vita, e che quest’anno cade in un momento molto particolare. E soprattutto questa giornata invita a non dimenticare mai che dietro a ognuno di loro c’è una storia che merita di essere ascoltata; storie di sofferenze, umiliazioni ma anche di chi è riuscito a ricostruire il proprio futuro portando il proprio contributo alla società che lo ha accolto.
Non vanno impediti gli approdi della speranza, per questo la chiusura dei porti è inaccettabile, quindi rimaniamo convinti che i nostri porti devono rimanere aperti all’arrivo di vite umane che fuggono da conflitti e disperazione, proprio adesso che l’ONU parla di imperativo umanitario. La regione del Mediterraneo è una polveriera ed il mare è oramai un cimitero a cielo aperto.
Bisogna vincere la sfida della disumanità per rimanere umani.
L’incremento dei flussi migratori causati dalla fuga dai territori in guerra e dalle situazioni di grave pericolo che minacciano la salvezza di milioni di individui è lo scenario che arriva sul Mediterraneo con le sue difficoltà rispetto all’accoglienza e con il ripetersi di tragedie.
In Europa manca una solidarietà veramente concreta condivisa, continua e piena sul fronte dell’immigrazione e degli sbarchi per un’accoglienza dignitosa e distribuita in tutti i Paesi dell’Unione.
Bisogna affrontare la realtà e trovare delle soluzioni, cercandole tutti insieme. In questo c’è sicuramente bisogno di più Europa, poi sempre di più deve affermarsi la strada dei corridoi umanitari.
Pace, sicurezza, benessere sociale ed economico si raggiungono solamente se si rispettano l’universalità dei diritti umani di ogni donna e di ogni uomo. L’Europa nasce o muore nel Mediterraneo. Venga fermata la strage di uomini, donne, e minori e si proteggano prima le persone che cercano rifugio e una vita dignitosa in Europa, che i confini. L’immigrazione è una sfida europea a cui serve una risposta europea. I conflitti irrisolti e le guerre hanno prodotto ad oggi, milioni e milioni di profughi nel mondo e dietro le storie di queste persone oltre a povertà, malattie, dittature e guerre, ci sono interessi politici ed economici internazionali.
Guerre, povertà, saccheggio delle risorse naturali, sfruttamento economico e commerciale, dittature, sono le cause all'origine delle migrazioni contemporanee. Essere liberi di muoversi, migrare, deve essere una conquista dell’umanità non una costrizione.
L'Europa deve costruire una risposta di pace, di convivenza, di democrazia, di benessere sociale ed economico, ispirandosi al principio di solidarietà, abbandonando le politiche securitarie, dell'austerità, degli accordi commerciali neolibertisti e di privatizzazione dei beni comuni.
L'Europa deve investire sul lavoro dignitoso, sulla giustizia sociale, sulla democrazia e sulla sovranità dei popoli, e sempre l’Europa stessa, per storia, per cultura, per geografia e per il commercio è parte integrante dell’area mediterranea ma sembra averne perso memoria.
La battaglia sulla migrazione si deve fare sui tavoli competenti europei dove si sta provando a cambiare il sistema di Dublino, e non certo in modo vigliacco sulla pelle di gente disperata respingendoli: cambiare questo sistema è ineludibile perché le frontiere stanno diventando degli spazi dove i diritti dei migranti vengono violati sia in mare, come dimostra il caso Aquarius, sia in terra come accade a Ventimiglia e a Bardonecchia.
 Bisogna però essere consapevoli di quanto il contesto politico, culturale e sociale del mondo, dell’Europa e del nostro Paese vada in una direzione opposta a quello che noi vorremmo.               
Per questo abbiamo bisogno discutere, di costruire e rafforzare un nostro progetto politico, culturale e sindacale che metta al centro il lavoro per dargli più forza, liberandoci dalle paure che sfociano in rabbia, e dal razzismo.
Il dramma di profughi e migranti, il loro abbandono in mano alle organizzazioni criminali, non è altro che l'ultimo atto che testimonia l’assenza di visione politica da parte dei governi dell’UE.
Questa drammatica situazione ha responsabilità precise: le volute e coscienti scelte politiche disumane e le leggi dei governi europei che non consentono quasi praticamente nessuna via d'accesso sicura e legale nel territorio dell’UE e costruiscono di fatto quelle barriere che provocano migliaia di morti nel Mediterraneo, nel Sahara, nei paesi di transito e nella sacca senza uscita che si è creata in Libia. Queste miopi scelte produrranno esiti sicuramente non desiderati.
L’operato di questo Governo è scellerato e si deve denunciarlo non solo in Italia, a Roma e nei territori con le tante manifestazioni che nei giorni scorsi si sono succedute in tante città italiane a cui la CGIL dovunque ha aderito, ma anche in sede europea ed internazionale.
La decisione di non accogliere 629 persone tra cui molte donne, bambini e minori non accompagnati raccolti dalla nave Aquarius (vicenda fortunatamente risolta dalla disponibilità del Governo socialista spagnolo), si inquadra in un contesto dove si era inoltre già registrata l’opposizione del nostro governo alla modifica del Regolamento di Dublino all’ultimo vertice europeo che aveva rappresentato una grande frattura con le politiche di accoglienza ed inclusione di profughi e migranti che avevano caratterizzato il nostro paese negli ultimi anni. 
La partita che si sta giocando è sulla pelle di uomini, donne e bambini inermi, vulnerabili e spaventati, contravvenendo alle leggi del mare, alle stesse norme internazionali sul soccorso marittimo, al diritto internazionale, agli accordi presi in sede europea e alle convenzioni internazionali, oltre che alla nostra Costituzione e ai fondamentali principi di umanità e solidarietà. Tutto questo non è assolutamente tollerabile.
Le decisioni irresponsabili di questo governo, schiacciato dalle posizioni del Ministro Salvini, non hanno precedenti e segnano una ferita profonda nella storia del nostro Paese che si è sempre contraddistinto per la solidarietà, garantendo il soccorso in mare. La nostra indignazione è grande per tanta disumanità presente e quindi ci siamo mobilitati per contrastare tutto ciò: umanità e civiltà non vanno considerati un optional valido solo in alcuni casi, ma vanno garantiti ad ogni essere umano e vengono prima della cinica propaganda.
L’Italia non può voltare le spalle, queste persone sono costrette a lasciare la propria terra, a causa di guerre, fame, siccità e disastri ambientali, per cercare la sopravvivenza altrove chiedendo accoglienza e asilo.                                                                                                                           Non bisogna chiudersi nei confini della propria nazione, alzare nuovi muri di odio e di paura che non fanno bene al Paese e che aumentano ancora più le diseguaglianze che vanno invece contrastate.                                                                                                                                     L’Italia non deve commettere questo grave errore ma deve restare un paese aperto ed accogliente.
La CGIL da sempre si impegna per il rispetto e per la tutela dei diritti umani per tutti e da sempre è forte sostenitrice dei valori della solidarietà, della pace e della cooperazione internazionale, perciò condanna senza esitazioni la scelta di chiudere i porti all’arrivo dei richiedenti asilo, limitando di fatto il diritto di mobilità, sempre esercitato nei secoli, anche da noi italiani, con buona pace dei nostri attuali governanti.                                                                                    Noi vogliamo continuare ad essere supporto dei lavoratori migranti come di quelli italiani.
Continueremo pertanto con nettezza ad opporci alle scelte che portino all’affermazione di un paese chiuso, arroccato ed intollerante con sfumature xenofobe e derive di destra e razziste.
 
Bruno Carrà
Responsabile Centro Lavoratori stranieri CGIL di Piacenza