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Lanna, segretario generale Cgil Piacenza: "Basta buttarla in politica, torniamo ai contenuti sindacali"

"Basta buttarla in politica, torniamo ai contenuti sindacali"
In una nota il segretario territoriale Cgil affronta i temi caldi delle relazioni industriali: “la Cgil è gelosa della propria autonomia: nessuno tiri per la giacchetta il più grande sindacato del Paese”. 


Si leggono in questi giorni sulla stampa nazionale e locale numerosi commenti delle più recenti vicende sindacali.
Molti parlano di tutto ciò prescindendo dai contenuti negoziali e dal contesto industriale e preferiscono piuttosto “buttarla in politica”.
Secondo costoro, infatti, la CGIL dice no agli accordi separati solo per un pregiudizio nei confronti dell’attuale maggioranza di governo e deve liberarsi delle radicalità della FIOM per tornare finalmente al convivio delle relazioni industriali moderne inaugurate di recente, su diversi versanti dall’Amministratore Delegato della FIAT e dal Ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta.
In realtà la CGIL è solo un sindacato – fra l’altro il più grande sindacato del Paese – che informa le sue scelte a valutazioni strettamente sindacali e contrattuali; proprio le recenti vicende, se osservate con più attenzione e meno pregiudizi, ne sono la conferma. Proviamo dunque a guardare i due episodi che tanto stanno facendo discutere e, giorno dopo giorno, svelano la dura realtà.
In questi ultimi mesi si è fatto un gran parlare dei due accordi separati di Pomigliano e di Mirafiori e della necessità che i lavoratori accettino condizioni di lavoro più dure pur di salvare il loro impiego, fino al punto di rinunciare a diritti elementari di democrazia quali il diritto allo sciopero e a eleggersi i rappresentanti sindacali.
“O bere o affogare”, si dice, pur di restare sul mercato globale in una sorta di rincorsa del gambero con le condizioni dei lavoratori dei mercati emergenti.
Alla CGIL che modestamente chiede - esercitando semplicemente il mestiere del sindacato – una discussione trasparente sul piano industriale FIAT; rivendica di portare al tavolo il mitico Progetto Fabbrica Italia e capire bene cosa intende fare la FIAT dopo il matrimonio con CHRSYLER prima di decidere unilateralmente i sacrifici dei lavoratori, si risponde di stare tranquilli e avere fiducia nelle profetiche promesse nell’AD di FIAT.
Il Governo Italiano, più volte chiamato in causa sull’argomento, resta completamente assente dalla scena, salvo qualche battuta del Presidente del Consiglio a sostegno della FIAT al momento dei referendum.
Nulla vale ricordare che il presidente USA, quello francese, quello della Germania unita hanno avuto comportamenti ben diversi - quanto a uso sia degli incentivi che dei vincoli di stato - nei confronti delle rispettive industrie dell’auto, al punto che proprio gli incentivi USA alla CHRYSLER sono oggi alla base della strategia industriale FIAT.
Tutti in fila dunque – governo e sottoscrittori degli accordi separati – a dar fede cieca alle scelte del profetico Marchionne, salvo poi svegliarsi tutti preoccupati il giorno in cui lo stesso candidamente afferma che non è assolutamente detto che vedremo anche domani il board della FIAT a Torino.
Sacrifici e rinunce dei lavoratori per correre il rischio di trovarsi poi in Italia due stabilimenti di assemblaggio di alcuni modelli perdendo la parte ingegneristica e gli enti centrali dell’azienda?
Ora il governo corre ai ripari e convoca in tutta fretta l’AD della FIAT. Ma allora non era poi cosi peregrina la nostra richiesta di conoscere il piano industriale della multinazionale e non solo le ricadute sugli stabilimenti italiani!
Speriamo solo che questa volta non ci si accontenti più di qualche profetica promessa e piuttosto il governo torni a fare quello gli spetta, esprimendo un qualche orientamento in materia di politiche industriali per la più grande impresa del paese. Speriamo inoltre che anche chi ha sottoscritto gli accordi separati prenda finalmente coraggio e inizi a rivendicare garanzie reali per le migliaia di lavoratori occupati oggi nel cuore della FIAT a Torino.
Il secondo esempio concreto della distanza fra le polemiche gratuite e la realtà sindacale concreta è dato dal recente accordo separato promosso dall’iperattivo Ministro della funzione pubblica Brunetta.
Lui stesso, nei giorni successivi, conferma in una lettera sulla stampa nazionale, che “..l’accordo non modifica quanto previsto dalla legge….ha dovuto tener conto del blocco fino al 2013 della contrattazione collettiva nazionale..”. Dunque si conferma il blocco della contrattazione a tutti i livelli, si conferma il blocco dei salari, si conferma il blocco delle elezioni delle rappresentanze sindacali unitarie e ci si accontenta di affermare che i salari non subiranno ulteriori, nuovi peggioramenti. Insomma si afferma che non verranno diminuiti ulteriormente i salari nominali accontentandosi del fatto che così il potere d’acquisto delle retribuzioni dei lavoratori pubblici diminuirà di almeno 160 euro per effetto dell’inflazione che si determinerà in questi anni.
Davvero un po’ poco per un sindacalista soprattutto se si osserva che a tale tavolo di negoziato nemmeno si parla dei circa 300 mila precari del pubblico impiego che sono destinati a perdere il posto di lavoro in virtù della recente stretta finanziaria del governo.
La CGIL non ha sottoscritto quella “paginetta”, semplicemente perché non c’era la sostanza minima per dar luogo ad un accordo degno di questo nome. Invece di “buttarla in politica” qualcuno potrebbe riflettere sol fatto che anche altre sigle sindacali non hanno sottoscritto. E, soprattutto, rilevare l’assenza dell’autorevole firma del ministro dell’economia che, come è noto, a differenza dell’iperattivo collega della funzione pubblica, detiene i cordoni della borsa.
La CGIL è gelosa del proprio ruolo e della propria autonomia. Nessuno gli tiri la giacchetta. La CGIL infatti discute, fa proposte e sa dire i “Sì” ed i “No” sulla base di valutazioni sindacali; dichiara gli scioperi a tempo debito per ottenere risultati concreti.
In questi giorni a Piacenza - a partire dal presidio di sabato prossimo in città - saremo in campo con la nostra proposta sindacale per uscire dalla crisi, tornare a relazioni industriali corrette e promuovere finalmente una svolta nella politica economica e fiscale del paese.
Subito dopo verrà il momento delle assemblee per decidere con i lavoratori e i pensionati il percorso successivo e la necessaria continuità alla mobilitazione di questi mesi.

PAOLO LANNA, segretario generale Camera del Lavoro di Piacenza