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"Liberate Jovan Divjak", la Cgil di Piacenza aderisce all’appello per la scarcerazione del generale bosniaco



La CGIL di Piacenza conosce l’alto spessore umano e il ruolo che il Generale Jovan Divjak ha svolto nel conflitto nella ex Jugoslavia negli anni ’90, anche perché lo abbiamo conosciuto nelle nostre azioni di solidarietà che abbiamo intrapreso in quegli anni e in quelle zone e abbiamo visto quale ruolo per la difesa della città di Sarajevo ha saputo condurre. Inoltre, i progetti che ha imbastito al termine della guerra (dall’associazione in aiuto degli orfani della diaspora fino alle collaborazioni con le scuola piacentine che si sono recate a Sarajevo) porta la Camera del Lavoro di Piacenza ad avanzare serie e motivate perplessità attorno al suo arresto avvenuto in Austria per un mandato di cattura emesso dalla Serbia dieci anni or sono.
Per questi motivi aderiamo senza condizioni all’appello lanciato nella nostra città a favore della sua scarcerazione e invitiamo gli iscritti alla Cgil, i funzionari e tutti i lavoratori ad aderire all’appello per la sua scarcerazione, firmando online sul sito www.petizionionline.it/liberate-jovan-divjak/3597.
La Camera del Lavoro, unitamente alle Categorie confederali e al Centro Lavoratori stranieri si fanno parte promotrice in città per raccogliere le adesioni anche sul sito www.cgilpiacenza.it consapevoli come siamo che la sua libertà rappresenta un pezzo di riconoscenza per quello che lui ha saputo interpretare nei territori Balcanici.

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Al Presidente della Commissione UE

Al Presidente del Parlamento UE

Al Presidente del Consiglio d’Europa

Al Presidente della Commissione UE per le Libertà Civili, la Giustizia e gli Affari Interni

Al Presidente della Repubblica Federale d’Austria

Al Presidente della Repubblica d’Italia

A S.E. Ambasciatore d’Austria in Italia




A seguito della notizia dell’arresto di Jovan Divjak avvenuta a Vienna nella serata di giovedì 3 marzo 2011 e della volontà di procedere alla sua estradizione in Serbia, esprimiamo la nostra indignazione chiedendo il suo immediato rilascio.


Oltre a godere della nostra totale stima e fiducia, avendolo conosciuto personalmente e ben sapendo quanto Jovan Divjak ha fatto scegliendo di rimanere a combattere accanto alla cittadinanza nell’assedio di Sarajevo durante la guerra degli anni ’90, incurante di ogni appartenenza etnica, e soprattutto come abbia continuato e continui tutt’ora ad operare dopo la fine del conflitto bellico (non ultima la Fondazione dell’associazione per gli orfani di guerra “Obrazovanje gradi Bih” - “L’educazione costruisce la Bosnia Erzegovina”) riteniamo inaccettabile ed intollerabile il suo arresto sulla base del mandato internazionale emesso dalla Serbia per i fatti della Dobrovoljačka ulica del 3 maggio del 1992.


Manifestando la nostra piena solidarietà nei suoi confronti riteniamo per altro inaccettabile che l’accusa a Jovan Divjak quale “criminale di guerra” venga accettata dai governi o dai tribunali degli altri Paesi quando è invece evidente che si tratta di un’azione strumentale e meramente politica –come dimostrato, nel caso di Ejup Ganic, arrestato per lo stesso mandato di cattura e per lo stesso episodio a Londra lo scorso anno e poi rilasciato perché fu riconosciuta l’infondatezza dell’accusa- da parte di chi ancora non è riuscito a consegnare al Tribunale internazionale dell’Aja i veri criminali di guerra come il responsabile del genocidio di Srebrenica: Ratko Mladic e gli esecutori di tutti i massacri avvenuti in quegli anni in Bosnia..


Chiediamo la piena tutela in tutta l’UE di Jovan Divjak, dei valori che egli rappresenta per i cittadini e per tutte le vittime dell’assedio di Sarajevo e di quella guerra e che gli sia garantita la piena libertà di circolazione a sostegno dell’associazione benemerita da Lui presieduta.