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Epifani incontra i delegati piacentini: "Il Governo ha galleggiato sulla crisi. Teniamo insieme le questioni sociali e guardiamo alle ’miniere del Cile’ italiane" LA DIRETTA  TESTUALE ONLINE

Tutto pronto per l’arrivo del segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani a Piacenza.

L’EVENTO VERRA’ SEGUITO IN DIRETTA ON-LINE, CON STRALCI DI TUTTI GLI INTERVENTI DEI DELEGATI DALL’UFFICIO STAMPA DELLA CAMERA DEL LAVORO DI PIACENZA

Epifani interverrà all’Attivo dei delegati della Cgil in programma mercoledì 13 ottobre nell’aula magna dell’Isii Marconi di Piacenza in via Iv Novembre.
L’orario di inizio è fissato per le 9,30.
Il programma prevede l’apertura dell’Attivo da parte del segretario della Camera del Lavoro di Piacenza, Paolo Lanna.
A seguire gli interventi dei lavoratori piacentini: prenderanno la parola delegati e Rsu di varie realtà del piacentino, rappresentanti eterogenei delle categorie della Camera del Lavoro.
Intorno alle 13,00 è previsto l’intervento conclusivo di GUGLIELMO EPIFANI

L’ingresso al pubblico è aperto a tutti, nei limiti della capienza della sala.


“Una proposta al Paese per il Lavoro, i Diritti, i Contratti”

Il sito internet della Camera del Lavoro, dopo qualche difficoltà tecnica inizia la diretta online dell’incontro dei quadri e dei delegati della Camera del Lavoro di Piacenza con il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani. 
 (NB: Gli interventi qui sotto riportati sono "ufficiosi", trascritti per stralcio, passibili di revisione e di riscrittura, chiediamo scusa per gli eventuali refusi, ndr)


Ed è subito un “fuori programma” ad accogliere il segretario generale della Cgil: i ragazzi della redazione di Radio Shock, con i pazienti del centro di salute mentale di Piacenza. Sono stati loro ad "accogliere Epifani" con qualche minuto di domande “schock”, con i giornalisti nazionali e locali (dalla Rai fino agli organi di informazione locale) ad attendere questi simpatici “colleghi”.

Ore10,05

La giornata di lavoro si apre con l’intervento del Segretario della Camera del Lavoro, Paolo Lanna (prossimamente sarà riportato in maniera integrale, di seguito alcuni stralci dell’intervento).

"Al tavolo Provinciale anticrisi, abbiamo portato un documento unitario: siamo stati criticati perché saremmo stati troppo duri nei confronti delle istituzioni, ma io sottolineo che il tavolo ha finito il suo lavoro a luglio e deve ancora riprendere. Stiamo aspettando. Perché le difficoltà nelle fabbriche, quelle di chi è in cassa integrazione non aspettano le discussioni politiche della maggioranza della provincia, vogliono risposte concrete e le vogliono adesso. (…) In questi giorni stiamo discutendo con Cisl e Uil un documento sulla contrattazione sociale, vedremo quali saranno le risposte della politica. (...) Il tre di novembre ci sarà un cambio al vertice dell’organizzazione, dico un grande Grazie a Guglielmo per aver condotto in un momento così difficile la Cgil con grande resposnabilità, equilibrio e prudenza. (...) Vi chiedo di non chiamarmi più come uno "mandato da fuori": giro questa città in bicicletta in lungo e in largo tutti i giorni e conosco strade e vie. E’ vero che abbiamo passato un momento duro alla Camera del Lavoro di Piacenza, e ci saranno altri passaggi stretti. Ma sono sereno perché quando alla mattina entro in Camera del Lavoro, vedo le sale piene di gente che da fuori arriva alla Cgil, che vede in questa organizzazione un punto di riferimento. Sono sereno perché vedo gente che lavora con serietà, onestà e crede in ciò che fa. Qui la stiamo già scrivendo la 120esima pagina della Camera del lavoro. E vedrete che anche questa sarà una bella pagina"

Toscani Melissa, Fp-Cgil, dipendente Comune di Gropparello
Ci negano il contratto d’imperio per tre anni, siamo dei lavoratori su cui un ministro sta scaricando le sue frustrazioni. Noi lavoratori pubblici siamo sotto attacco, non possiamo nemmeno più eleggere i nostri rappresentanti. Ma noi non produciamo servizi pubblici per tutti, produciamo diritti.

Stefano Paraboschi
, operaio metalmeccanico
Nella mia ditta siamo in cassa integrazione da gennaio 2009, probabilmente ne avremo fino al 2011. Aspettiamo la ripresa ma noi non vediamo segnali. C’è in atto una crisi sindacale senza precedenti a livello di rapporti unitrari: in Germania dicono lavoro per tutti e meno licenziamenti, qui dobbiamo tenere il modello Pomigliano? C’è demoralizzazione per questa deriva, un sentimento che si respira nella fabbriche. Dobbiamo stare uniti e non cedere a chi ci vuole dividere.

Serhani Jawad, impiegato nel settore edile.
Inizio col chiedervi un minuto di silenzio per i morti sul lavoro e per la morte dei quattro soldati italiani in Afghanistan (segue minuto di silenzio, con la platea tutta in piedi e un lungo, lungo applauso, ndc).
La crisi per noi stranieri è particolare. Crisi o non crisi un padre di famiglia che lavora deve spendere 70 euro per rinnovare permesso di soggiorno di ogni componente della famiglia, se poi perde il lavoro, ha tempo sei mesi per trovare un altro impiego se no diventa clandestino. E anche la sua famiglia, nonostante sia qui anche da 15 anni, diventa indesiderata. Poi viviamo i ritardi per il rinnovo del permesso di soggiorno anche se abbiamo tutte le cate in regola, ma la Cgil di Piacenza su questo è un punto di riferimento.

Barbieri Elisa, dipendente Autogrill
Sono una giovane lavoratrice precaria. Mi sono chiesta come si spiega la distanza che spesso si sente tra giovani e sindacato. I contratti sono troppo precari per impegnarsi nel sindacato. Ma dobbiamo creare iniziative capaci di intercettare i giovani, e spiegare loro che divisi si perde sempre, mentre uniti si può ancora vincere.

Clelia Raboni, pensionata
Tre credo debbano essere i punti fermi della nostra politica: il lavoro che produce ricchezza, il fisco che la regola e il welfare che la redistribusce. Noi su questi tre cardini dobbiamo incentrare la nostra politica. C’è un tentativo di dividere anziani e giovani, esso è figlio di una logica berlusconiana. Noi pensionati siamo una risorsa, paghiamo le tasse, aiutiamo economicamente i nipoti e non solo. Siamo orgogliosi di essere pensionati dello Spi. Versiamo 44 miliardi di euro di Irpef nelle casse dello Stato e anche per questo siamo la categoria più confederale della Cgil.
Firme false: abbiamo risposto in un solo modo: rimboccandoci le maniche andando casa per casa a rifare il tesseramento, nella mia lega ne abbiamo consegnate a mano 730 di tessere. Io dico che chi ha macchiato la Cgil deve essere fuori dalla Cgil, ma anche chi denuncia la Cgil si pone fuori dalla Cgil.

Stefani Maximillian, lavoratori del comparto trasporti
Le Cooperative di facchinaggio sono un problema sul nostro territorio che tanto dà alla logistica, sono strutturate in maniera anomala: ci sono forti disuguaglianze, accordi che tendono a peggiorare Contratto nazionale fatti a livello aziendale. Ci sono soci lavoratori in attesa a casa della "chiamata": giorni fai 12 ore e altri rimani a casa. Non hanno orari ne giorni di lavoro prestabiliti. Cooperative composte da stranieri tenuti al guinzaglio con il permesso di soggiorno, con fenomeni di lavoro nero e caporalato. E spesso sono i giovani vittime di questa dinamica.

Mara Bertocchi, Rsu della Atlantis (Filctem)
Mara Bertocchi ha letto uno "scorcio della mia vita in cassintegrazione".
"Con l’arrivo della prima busta paga si realizza che la vita cambia: la lista della spesa va ridimensionata, ciò che prima sembrava indispensabile ora non lo è più. Provi a convincerti che stai lavorando part-time, Ma non è così.
Ci si dedica alla casa con attenzione maniacale, Cambia tutto. il rientro al lavoro, anche se breve e temporaneo, pensavo mi portasse alla realtà, invece sono rimasta frastornata: colpisce l’assenza di rumore, l’immobilità in azienda quando torni a lavorare e tanti tuoi colleghi sono a casa in "cassa". C’è poca gente, il reparto pieno di movimento, di voci, di quella attività frenetica è sparito con la crisi. Voglio ritrovare la corsa contro il tempo: un tran tran duro ma certo e sicuro. Voglio vedere la mia fabbrica ripartire.

Santo Guercio
, polizia penitenziaria
Mi ha colpito l’intervento del compagno di prima, straniero che ha ricordato i caduti in Afghanistan.
La Cgil è l’unica che alza la voce in un momento come questo, che ha il coraggio di dire che qualcosa non va. Non chiedo ne applausi ne fischi ma solo di riflettere sul fatto che non esisterà mai sicurezza sociale senza un sistema carcerario che funziona. Quando si assicura alla giustizia un reo, la struttura penitenziaria viene considerata come un "contenitore". L’articolo 27 della Costituzione dice che la pena non può essere disumana e che deve essere riabilitativa. Ma le condizioni delle carceri italiane oggi non consentono l’espressione di questo dettato. Sicurezza: non è il politico o il Govenro del momento che assicura la sicurezza e la giustizia, o la cattura dedi latitanti: sono le forze dell’ordine che rimettono le indagini alla magistratura. Quindi grazie alle forze dell’ordine e grazie alla magistratura per la sicurezza, non alla politica.
Sono d’accordo con chi ha detto che chi denuncia la Cgil si pone fuori dalla Cgil, ma per mer si è posto fuori dalla Cgil anche chi ha scritto o ha sostenuto che non bisognava rivolgersi alla magistratura per il caso delle tessere.

ore 12,10: inizia il discorso conclusivo di Guglielmo Epifani. Trentacinque minuti di intervento conclusi sulle note di "Bella Ciao". 
Il segretario della Cgil ha parlato di un Governo che ha "galleggiato sulla crisi", che l’ha negata e che ora non ha messo in campo risorse sia per rifinanziare gli ammortizzatori sociali sia per lo sviluppo. Ha parlato del rapporto deficit/pil aumentano in modo vertiginoso: "Sono felici che il Pil salirà dell’1%, ma è sceso del 7% in due anni".

Ascoltando l’intervento dei nostri giovani e pensando all’anno tribolato che avete avuto, ho pensato quanto sia importante voltare pagina attraverso i giovani. E lo dico qui nella più antica camera del lavoro d’Italia che tra poco compierà 120 anni: è vostra la Camera del Lavoro, portatela avanti, rinnovate quei valori che sono segno distintivo della nostra grande Cgil.
Oggi qui a Piacenza abbiamo ascoltato la voce e abbiamo visto i volti della crisi. Il problema delle carceri cui faceva riferimento un compagno prima, è un problema di cui parliamo poco, nonostante sia uno dei segni – avere le carceri in buone condizioni per chi ci lavora e per chi ci è detenuto – che è uno dei segni su cui si basa civiltà di un Paese.

Per quanto il governo abbia fatto finta di non vederla, questa crisi è sotto gli occhi di tutti. E’ la più grave di tutto dopoguerra. Una zona produttiva come questa ha pagato un prezzo altissimo. Nel futuro lo pagherà anche di più il mezzogiorno, ma nel breve termine è il nord a pagare un calo del Pil del 7%, cosa mai successa prima.
Questo governo è contento se cresciamo all’1%: peccato che ci metteremo 7 anni a riprenderci. La Germania, invece, arriverà a fine 2011 ai livelli pre-crisi. Cosa vuol dire? Che la condizione dei lavoratori, dei precari, dei pensionati sarà peggiore rispetto alla già non esaltante condizione del 2007.
Questa è una crisi difficile anche perché non dipende da noi, è soprattutto una crisi moralmente inaccettabile: pagano quelli che con l’hanno creata, che non c’entrano nulla. Mai è capitato che per l’ingordigia di pochi debbano pagare tutte le persone oneste. Questa è una crisi dal contenuto morale che purtroppo non è servita da lezione a nessuno. Se è vero come vero che è ripresa la speculazione finanziaria, se non è stata introdotta nessuna tassa sulla speculazione finanziaria internazionale per restituire quello che le persone hanno pagato senza avere responsabilità.
Viviamo il paradosso di una crisi che non insegna nulla e che può ripetersi: una cosa inaccettabile moralmente e politicamente.
L’Italia paga un prezzo molto alto: 1 milione di posti di lavoro persi, i consumi sottozero e i redditi che sono fermi.
Ci sono problemi strutturali che questo governo non ha affrontato: non investiamo in innovazione e ricerca e un’industria manifatturiera che non fa ricerca non ha futuro. Quando firmammo l’accordo del ’93 sui contratti, scrivemmo tutti che l’obiettivo era quello di portare la quota degli investimenti sul Pil al 2%. Ora siamo all’1%, la Corea è al 6, la Scezia al 4. Possiamo andare avanti così? E’ un tema di cui nessuno si fa carico oltre la Cgil, con un Governo che si arrocca sul superfluo, sulle case di Montecarlo e non fa nulla per il futuro delle imprese e dei lavoratori.
Se ci chiedono di lavorare di più lo possiamo anche fare, ma non si può chiederlo e non tenere conto di ciò che si produce. Ecco, questo è lo schema di di Marchionne: non dice nulla su cosa vuol produrre, come lo vuol produrre ma vuole a priori che si lavori di più. Vedete, siamo dietro alla Germania, per esempio, non perché lavoriamo di meno ma perché lavoriamo di più: la Germania investe sulla qualità dei prodotti, sulla ricerca e sullo sviluppo.
L’edilizia: in Italia è sempre stato un fattore anticiclico per eccellenza. Si sa quanto ce ne sarebbe bisogno di manutenzione su un territorio ad alto rischio idrogeologico come il nostro, dove ad ogni pioggia si rischia la tragedia. Ma i sindaci anche se oggi hanno le risorse non possono impiegarle perché la rigidità di Tremonti non glielo consente.
Abbiamo un debito pubblico insostenibile, con un Governo che ha sostanzialmente galleggiato sulla crisi: il rapporto del 118% del debito sul Pil è destinato a salire. La gestione delle finanze è miope con tagli lineari: come se un padre di famiglia, in un momento di crisi, tagliasse allo stesso modo un libro di scuola e il cinema della domenica. Ci sono valori, priorità che devi saper affrontare, esattamente quello che non ha fatto Governo.
Le deroghe sui contratti. Il problema è che se si accetta la logica della deroga definitiva, non puoi più sapere se il contratto che firmi ha validità oppure sarà stravolto.
Dissi alla Marcegaglia che se voleva risolvere le crisi aziendali con le deroghe, lo abbiamo sempre fatto, ci siamo sempre tirati su le maniche affinché le aziende non chiudessero. Ma minare così il contratto nazionale non è la soluzione.
Il 16 ottobre saremo al fianco dei metalmeccanici. Faremo in modo che quella sarà una giornata senza violenze: dobbiamo farlo perché questa è la nostra caratteristica, perché se succedesse qualcosa sarebbe un’occasione sprecata per far valere la nostra battaglia.
La sede sindacale non è del segretario protempore, sia esso della Cgil, della Cisl o della Uil: la Cgil è di coloro che la compongono ed è delle generazioni successive. Ed è per noi un presidio di libertà, di tutele, di appartenenza. Epifani ha sottolineato come "le sedi sindacali, tutte, non sono dei segretari pro tempore ma degli iscritti, dei pensionati, dei giovani, dei lavoratori". Infine, Epifani ha concluso facendo un parallelismo trea ciò che stava accadendo in Cile con il salvataggio dei minatori intrappolati.
"Dalla miniera cilena stanno uscendo le persone, tutto si sta concludendo bene, il mondo ha guardato con apprensione a quello che è successo: negli anni scorsi ho visitato una miniera nelle Marche dove dei nostri lavoratori si calarono due mesi volontariamente per non chiuderla. Quando uscirono restarno tre-quattro  mesi in ospedale. Dal Cile ci arriva una storia molto bella, ma così come tutti hanno guardato là, con la stessa forza devono guardare alle tante "miniere del Cile" che abbiamo in casa nostra.