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120 anni Camera del Lavoro di Piacenza, Camusso: "Il futuro dei giovani è adesso". ALL'INTERNO LE FOTO DELLA FESTA CGIL PIACENZA, 120 ANNI INSIEME 
Una mattinata da incorniciare per la Cgil di Piacenza che ha festeggiato il suo compleanno tra pregnanti interventi istituzionali (il sindaco Roberto Reggi, l’assessore al lavoro della Provincia, Andrea Paparo) e il saluto iniziale del segretario della Cdl di Piacenza Paolo Lanna, la presentazione del video d’arte di Signaroldi e Motta Volti al Lavoro e la conclusione del segretario generale della Cgil SUSANNA CAMUSSO.  Prima dell’inizio della mattinata la segretaria Camusso è stata sottoposta all’intervista "shock" di Radio shock, l’emittente del Dipartimento di salute mentale dell’Ausl di Piacenza.

Le curatrici dei concorsi Arte al Lavoro e Foto al Lavoro, Arianna Groppi e Augusta Grecchi hanno presentato le modalità di partecipazione ai concorsi organizzati per i 120 anni della Camera del Lavoro di Piacenza

Le ragioni che hanno portato la CGIL ha proclamare lo Sciopero Generale per il 6 maggio, secondo la leader del sindacato di Corso d’Italia, Susanna Camusso “diventano di giorno, in giorno sempre più chiare”.

Nel Paese continuano ad aumentare le disuguaglianze sociali, aumenta l’inflazione, che senza crescita, avvisa Camusso, “rappresenta un nuovo pericolo”. Inoltre, di fronte ai problemi energetici il Governo “preferisce mettere il piano nel cassetto invece di pensarne un altro”. "Questo è un Paese - dichiara Camusso partecipando al 120° anniversario della Camera del Lavoro di Piacenza - davvero sull’orlo del disastro economico e nulla si continua a fare”.
In questa delicata situazione economica e politica che sta attraversando l’Italia lo sciopero generale della CGIL diviene uno strumento necessario per rivendicare una “giustizia sociale” a partire dal fisco e dal lavoro. “Insistiamo nel dire - ha ribadito Camusso - che il nostro sciopero è un gesto di responsabilità per richiamare politica e classe dirigente sul fatto che il Paese ha bisogno di scelte e la prima scelta è il lavoro”.
A proposito dei dissapori con CISL e UIL, Camusso ha risposto che “la CGIL le sue scelte le fa democraticamente, non c’è una CGIL maggioritaria ed una minoritaria. A CISL e UIL vorrei dire che in una stagione così difficile bisognerebbe stare con i lavoratori e non rassegnarsi alle scelte del Governo”.
Sull’emergenza profughi provenienti dalla Libia, il Segretario Generale, ha dichiarato “come tutte le emergenze, quando sono lungamente annunciate, diventa un pò complicato considerarle tali”. “Forse invece che urlare per tanti giorni - ha detto - si sarebbe dovuto attrezzare significativamente un percorso di accoglienza e anche una discussione con l’Unione Europea non fatta di contrapposizioni come quella che abbiamo visto. Poi c’è un modo di affrontare questa emergenza che noi non condividiamo, nel senso che da un lato viene usata per costruire insicurezza e paura nella popolazioni e non va bene, dall’altro si continua a insistere sull’idea di clandestinità per creare panico mentre invece si sa benissimo che quando Paesi sono attraversati da vicende così importanti come quelle che ci sono state nel Sud del Mediterraneo i fenomeni migratori sono una conseguenza diretta”.




Qui di seguito parte della cronaca della mattinata dal sito piacenzasera.it che ha seguito l’evento con una diretta web integrale 


DA PIACENZASERA.IT


"Il futuro dei giovani è già adesso, dobbiamo lasciare loro il palcoscenico. Ma come farlo in questo momento così delicato? Aiutando a ricostruire la democrazia".  Susanna Camusso, oggi a Piacenza per festeggiare i 120 della nostra Camera del Lavoro, ha iniziato il proprio intervento, che conclude la manifestazione in corso al Salone Nelson Mandela. 
"La democrazia è il tema centrale, 120 anni fa come nel 2011. Per i giovani ora come non mai però è necessaria una istruzione solida e valida. E questo è possibile solo con una scuola nazionale, pubblica, che funziona bene. Come è possibile? Tutelando solo chi ci lavora, e non riducendo il numero del personale, e garantendo investimenti". 

"Ai giovani dobbiamo parlare anche di lavoro. Ma di quale lavoro stiamo parlando? Non è possibile, anche in un periodo di crisi, rinunciare ai diritti e alla tutela dei lavoratori. Non è possibile far passare l’idea che la precarietà possa essere una condizione a vita". 

"Il nostro grande problema, insieme a quello di ricostruire l’unità del lavoro, è il contrastare la paura e la rassegnazione. Rassegnazione che ha trovato sponda anche nelle altre organizzazioni sindacali, con l’idea che possano essere solo altri da noi a cambiare le cose. Invece il cambiamento di cui abbiamo bisogno parte da piccoli passi, che partono dall’occuparsi dei problemi del Paese". 

"Per far partire il cambiamento è necessario trovare un linguaggio che parli a tutti, al lavoratore già sindacalizzato, ai ragazzi che si affacciano al mondo del lavoro, alle donne che non riescono a trovare un’occupazione e a chi pensa che l’unico modo per costruirsi un futuro sia necessario lasciare il Paese". 

"Il Paese cambia anche se gli si dà un obiettivo, un obiettivo di giustizia e riduzione delle disuguaglianza. Questo garantisce equità nel lavoro, e questo è possibile con nuove rosorse. Sono d’accordo con il ministro dell’Economia quando dice che è contrario a nuove tasse. Lo pensiamo anche noi. Ma crediamo che ci ha grandi patrimoni debba pagare di più. Non è giusto che la casa comprata a Lampedusa in una notte per fare spettacolo abbia lo stesso valore di un’abitazione comprata con sacrifici". 

"Il tema del fisco riguarda l’uguaglianza sociale. Se c’è ridistribuzione del reddito c’è uguaglianza, e questa è una straordinaria ricetta economica per rimettere in moto il mercato interno e i consumi". 

"Il 6 maggio sciopereremo per questi motivi, per un nostro senso di responsabilità. Perchè è necessario un cambiamento e non possiamo solo guardarci indietro". 


LA STORIA - La prima "Borsa del Lavoro" di via Borghetto 

Cominciarono a riunirsi il 23 marzo di 120 anni fa al piano rialzato di un palazzo della centrale via Borghetto, erano soprattutto braccianti, panettieri e lavoratori delle fabbriche di bottoni: fondamentale era coalizzarsi, stringere un patto per strappare ai padroni la tariffa oraria più vantaggiosa.  La prima “Borsa del Lavoro” d’Italia è nata a Piacenza nel 1891, modello che si è poi gradualmente esteso in tutto il Nord di un paese unificato da poco, dalla provincia ai grandi centri avviati all’industrializzazione. E’ un’eredità importante quella che in questi giorni si appresta a raccogliere con una serie di appuntamenti e iniziative la Cgil piacentina. Sarà la segretaria nazionale Susanna Camusso a suggellare le celebrazioni che, come ha sottolineato il segretario della Camera del Lavoro di Piacenza Paolo Lanna, debbono servire a riportare l’attenzione “sui valori di pluralismo, concretezza, capacità di tenere assieme in un progetto comune diversi mestieri e diverse tradizioni che definiscono il tratto fondante del sindacato confederale”.
 
“Le rivendicazioni molto pragmatiche di quei lavoratori di 120 anni fa –  sottolinea Lanna – per ottenere condizioni salariali più giuste e il rispetto della dignità erano le premesse di un progetto culturale e politico più ampio. L’esigenza del nostro presente segnato dalla crisi è esattamente la stessa, quella di tenere assieme la concretezza dei problemi quotidiani con una visione di cambiamento profondo delle ingiustizie del mondo globale”. Tante le tappe della storia che segnarono la vita della Camera del Lavoro piacentina: profonda la relazione con le realtà locali, in particolare con le municipalità, basti pensare che nel 1891 fu il Consiglio comunale di Piacenza a fornire alla Borsa del lavoro i fondi per pagare l’affitto della sede. Quella sede che nell’ottobre del 1954 venne occupata dalla polizia di Scelba per sgomberare i lavoratori. La sera dello stesso giorno in un’assemblea di migliaia di persone venne lanciata la sottoscrizione per costruire la nuova Camera del Lavoro. Nell’aprile del 1955 a posare la prima pietra fu Giuseppe Di Vittorio (nella foto).