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Pacchetto-lavoro, Cgil "delusa". Zilocchi: «Le parole non bastano, vogliamo i fatti e decidere insieme». L’INTERVISTA



Piacenza - Piano-lavoro per 900 mila giovani italiani, contratti con tutele crescenti, salario minimo orario nelle prestazioni subordinate. C’è questo e tanto altro nel pacchetto-lavoro annunciato dal ministro Giuliano Poletti. Tuttavia la Cgil, pur condividendo lo slancio, non nasconde certe perplessità. Ce le riassume Gianluca Zilocchi, segretario provinciale della Cgil piacentina.
La sua prima impressione sulle proposte avanzate?
«Per me l’impressione è caotica e deludente. Ci sono grandi annunci, grandi attese, ma vediamo la concretezza. Personalmente sono molto critico sul contratto a termine. Certo non ci bastano le parole, vogliamo i fatti e vogliamo fare insieme al governo. Perché se c’è stata una scelta giusta in tema di fisco, sul pacchetto-lavoro si ripropone invece il modello fallimentare degli ultimi quindici anni, cioè si vuol creare il lavoro attraverso la flessibilità, che poi è precarietà. E’ stata questa la politica dei governi di tutti i colori, anche di centrosinistra, alla fine sono mancati i risultati e un’occupazione di qualità».
Lei è particolarmente critico sui nuovi contratti a termine.
«I contratti a termine prima potevano durare un massimo di 36 mesi ma con una causale, oggi non si indicano più i motivi dell’assunzione, con la scusa di semplificare. Prendiamo Piacenza, l’ultimo Osservatorio del mercato del lavoro di dicembre diceva che nel terzo trimestre 2013 su cento lavoratori nuovi avviati, 77 erano a tempo determinato. Insomma, è già tutto lavoro a termine. Non serve semplificare. Ma anche tra le righe del provvedimento nazionale si è detto che il nuovo contratto a termine servirà a ridurre il contenzioso perché è vero che come sindacato tendiamo ad impugnare tanti contratti di questo genere. Insomma, non è questo contratto a termine lo strumento per favorire l’occupazione, in Parlamento si sta intervenendo per cercare di modificarlo, ma l’impronta culturale e politica è di continuità con gli ultimi anni, anche se gli slogan sono interessanti».
Restando nel merito, come vede il contratto unico a tutele crescenti?
«Non è accettabile se prima non si dice che le altre forme di contratti esistenti verranno ridotte ed eliminate, se no si somma un nuovo strumento ad altri esistenti. Bisogna invece togliere le forme di contratto a chiamata, lavoro intermittente, bisogna regolare il lavoro interinale. Hanno forme aberranti e intanto l’apprendistato non decolla».
Alcuni flash su altri provvedimenti, per esempio le proposte di estendere gli ammortizzatori ai Co. co. co.
«Anzitutto una partita così va discussa insieme e non letta prima sui giornali. Si apra un tavolo di confronto. Come Cgil è stata elaborata una proposta di riforma degli ammortizzatori in senso universale, anche per i precari, che si autofinanzia redistribuendo il carico contributivo sulle imprese, perché a volte chi paga meno usa di più gli ammortizzatori e viceversa, ci sono già oggi risorse per un sistema che garantisca a tutti cassa integrazione e copertura per la disoccupazione».
Del salario minimo alla tedesca che dite?
«Diciamo che è meglio un reddito minimo di cittadinanza, una soglia sotto la quale garantire un livello dignitoso di vita per tutti. Un salario minimo per legge sarebbe molto basso, e non va bene che ci sia la legge di mezzo, i salari li vogliamo contrattare noi come sindacato, azienda per azienda».
E i voucher, i buoni lavoro sempre simili ai mini-jobs tedeschi?
«I voucher ci sono già e chiediamo di toglierli, sono forme contrattuali che depotenziano il mercato del lavoro. Se uso un voucher non prenderò mai un apprendista e poi in questo modo il lavoro sembra piuttosto "elargito"».
Siete severi anche sul metodo adottato dal governo.
«Preoccupa il modo, da Berlusconi e Monti la concertazione è stata abbandonata, e questo nuovo governo conferma l’impronta, ascolta ma poi decide in autonomia, questo ci lascia molto perplessi, legiferare senza la contrattazione con le parti sociali è molto poco democratico».