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Medici cessano attività alla Casa della Salute di Podenzano: la presa di posizione di Cgil e Spi

“Siamo di fronte ad un'azione “pesante” e unilaterale da parte dei medici di Podenzano i quali sembrano preoccuparsi poco delle conseguenze della loro decisione: l'annuncio “anonimo” sul totem della Casa della Salute che informa i pazienti ne è la riprova. Chiamarsi fuori da un progetto sanitario senza subirne delle conseguenze (o facendole subire ai pazienti) è troppo facile”. Gianluca Zilocchi, segretario della Camera del Lavoro di Piacenza e Luigino Baldini, segretario provinciale del sindacato pensionati della Cgil intervengono così sui medici “in fuga” dalla Casa della Salute di Podenzano.
“Il 17 marzo 2017 – ricordano Zilocchi e Baldini - Cgil Cisl e Uil hanno firmato un protocollo con l'AUSL sulla condivisione e l'avvio delle Case della Salute: un modello ritenuto strategico rispetto alla riorganizzazione socio-sanitaria del nostro territorio. L'intesa prese le mosse da una delibera della Regione Emilia-Romagna (n.2128/2016) che ha introdotto indicazioni regionali per il coordinamento e lo sviluppo delle comunità di professionisti e della medicina di iniziativa individuale, individuando nelle Case della Salute il modello di riferimento”.
Ad oggi, stando alle nostre informazioni, un accordo tra Ausl e sindacati dei medici di medicina generale è stato sottoscritto da circa il 70% dei medici di famiglia che aderiscono al progetto Case della Salute: un segnale di assunzione di responsabilità importante da parte dei medici e degli specialisti. Quindi se esistono accordi sottoscritti con i sindacati di categoria, come più volte sottolineato anche dal direttore generale dell'Ausl di Piacenza, l'azione dei sette medici si configura come una violazione di queste intese. Non siamo di fronte a una legittima forma di protesta, e ci auguriamo che questo comportamento deprecabile oltre ai disagi recati ai cittadini/pazienti, non porti conseguenze di carattere economico.



Di certo, i pazienti cronici dei medici in questione saranno privati di una opportunità data da un progetto che associa le attività dei medici di famiglia alle Case della Salute e che riguarda migliaia di pazienti, in particolare diabetici e cardiopatici.

Difficilmente, per esempio, lo screening di massa potrà essere intrapreso dai singoli medici di medicina generale e dagli specialisti, precludendo così un percorso di prevenzione che difficilmente, fuori dalle Case della Salute, potrà avere pari efficacia. Sarebbe gravissimo, quindi, se si fosse arrivati ad interrompere un servizio ai cittadini per mere questioni economiche o di ruolo.

I diritti alla salute di migliaia di persone devono essere considerati prima di compiere questo tipo di azioni, e il diritto alla salute non può essere interrotto per tutelare interessi corporativi. Altrimenti siamo di fronte a un arretramento culturale che di per sé è un peggioramento della qualità della sanità piacentina. Per questo chiediamo all'Ausl di attivarsi per garantire comunque la possibilità per i pazienti di accedere a queste prestazioni, anche in ossequio agli accordi con le organizzazioni sindacali confederali.