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Non è un governo tecnico, è un esecutivo che colpisce i più deboli
“Questo non è un governo tecnico, è un esecutivo politico ritiene concertazione e dialogo con le parti sociali un inutile orpello. Gli obiettivi politici, economici, sociali che porta avanti sono alternativi ai nostri. Per questo si apre per la Cgil anche a Piacenza una stagione nuova di forte contrasto in difesa di chi sta pagando e ha già pagato il prezzo salato di questa crisi: le lavoratrici e i lavoratori ed i pensionati”. Così il segretario confederale Gianluca Zilocchi interviene per conto della Camera del Lavoro territoriale sulla riforma del Lavoro.
Come noto, il direttivo CGIL nazionale ha deliberato 16 ore sciopero, le prime 8 ore saranno strutturate a livello territoriale: “Porteremo avanti iniziative di informazione e di divulgazione dei contenuti della riforma. Si apre un percorso di mobilitazione lungo e articolato e duraturo con l’obiettivo di cambiare rotta rispetto a questa deriva che colpisce i più deboli”.
La Cgil di Piacenza valuta grave e inaccettabile il confronto imbastito dal governo sia nel metodo sia nel merito.
“Dopo la riforma delle pensioni arriva l’ultima dimostrazione che la favola del governo tecnico è finita. Mette in discussione il ruolo stesso del sindacato con modifiche senza trattativa ma semplice consultazione, secondo questo disegno il sindacato non deve più avere un ruolo di rappresentanza generale. Nel merito, l’esecutivo ha elaborato interventi che nulla dicono su come si possa escire dalla crisi e su quale modello di sviluppo si darà il Paese, ed è evidente a tutti che con queste norme in materia di mercato del lavoro non si creano minimamente le condizioni per l’aumento dell’occupazione. E’ palese la contraddizione di chi dice che intervenire sui licenziamenti porta a creare nuovi posti di lavoro. Poi, nel pacchetto complessivo alcune forme di miglioramento in entrata nel mondo del lavoro ci sono, ma sono assolutamente insufficienti.
Ma oggi è evidente che non ci fosse l’intenzione da parte del Governo di trovare un’intesa. I sindacati confederali sono arrivati al tavolo di trattativa con una proposta comune e condivisa – anche se restano ancora da capire le posizioni poi assunte in seguito da Cisl e Uil - nello specifico con l’articolo 18 “alla tedesca”, ossia col diritto di reintegro per licenziamenti per motivi economici sancito da un giudice. In parallelo, buona parte delle richiesta delle parti datoriali sono state accolte. La Cgil e i lavoratori, ha detto qualcuno, contano meni dei tassisti”.
Zilocchi ricorda che “non vengono eliminate le forme di precarietà più pelose (lavoro a chiamata, voucher) a differenza di quanto sbandierato in precedenza; gli interventi previsti sugli ammortizzatori sociali eliminano la CIGS per le cessazione dell’attività riducendo parallelamente la tutela per i lavoratori coinvolti con l’eliminazione dell’indennità di “mobilità”. Dunque, riducendo la mobilità per gli ultracinquatenni e allungando l’età pensionabile si è creata un autentica mannaia per le persone senza un lavoro alle soglie della pensione. Inoltre l’indennità Aspi non è prevista per tutte le forme di contratti parasubordinati che attanagliano i giovani.
E’ stato scardinato l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori: ogni licenziamento potrà essere mascherato per motivi economici e non è un caso che il Consiglio dei Ministri che deve deliberare su questi temi, venga convocato a dieci anni esatti (23 marzo 2002 – 23 marzo 2012) dalla manifestazione della Cgil che portò 3 milioni di italiani al Circo Massimo in difesa dell’articolo 18. Un risultato emblematico che Monti potrà sbandierare sui mercati ma che apre un solco profondo nel Paese fra questo esecutivo e milioni di lavoratori e pensionati che con i loro sacrifici stanno tenendo in piedi l’Italia e Piacenza.

Gianluca Zilocchi
Segretario confederale Cgil Piacenza