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Oggi, 20 giugno, è la giornata mondiale del Rifugiato: "Il rischio dell’indifferenza davanti alla tragedia del Mediterraneo"
Il rischio dell’indifferenza davanti
alla tragedia del Mediterraneo
di BRUNO CARRA’ *
Il 20 giugno è la Giornata Mondiale del Rifugiato. Sono milioni le persone che in tutto il mondo sono costrette a lasciare il proprio ambiente naturale, materiale e culturale in cerca di scampo dalla persecuzione e dalla violenza per cercare protezione e rifugio in altri posti.
La giornata internazionale dei rifugiati è dedicata a quelle persone che, per diverse cause, nel mondo lasciano la propria casa, radici e cultura per cercare protezione altrove; ma oggi da noi il razzismo, in maniera preoccupante, è tornato ad occupare parte importante della scena ufficiale.
Alimentare le paure è sbagliato e pericoloso.
Le vicende politico-sociali che hanno caratterizzato soprattutto gli ultimi mesi ripropongono alla Comunità internazionale di approntare con decisione e di rappresentare misure idonee ad affrontare la sorte di crescenti masse di popolazioni in fuga dal loro paese.
Le dimensioni e la complessità delle odierne crisi umanitarie nel mondo riflettono l’instabilità del periodo in cui viviamo.
Negli soli ultimi due mesi si sono verificati più di 1.500 dispersi nel Mediterraneo; queste rappresentano cifre che sono una sorta di guerra nella guerra, se pensiamo alla Libia.
Una strage vera e propria, che dovrebbe essere con tutti i mezzi evitata attraverso maggiori sforzi nell’azione di monitoraggio e soccorso da parte di coloro che operano nel Mediterraneo.
Di fronte alla tragedia dei tanti migranti inghiottiti dal mare non bisogna essere indifferenti; questi non sono fatti episodici ma è un susseguirsi di simili tragedie.
Sta diventando purtroppo cronaca consueta, e se in qualche modo si manifesta l’assuefazione a queste cose è fatale che arrivi anche l’indifferenza. Questa soglia come ha detto anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non deve essere varcata.
Occorre una reazione politica e morale rispetto all’odissea dei profughi che provano ad arrivare alla porta della ricca Europa.
Persino il Consiglio d’Europa sostiene che i Governi europei hanno gravi responsabilità su questo perché viene ritenuto più importante impedire gli arrivi che salvare vite umane.
Il loro silenzio e la loro passività sono difficili da accettare. Serve allora che la comunità internazionale e l’Unione Europea, non rimangano inerti di fronte ciò e si provi a stroncare la tratta e il traffico degli esseri umani organizzato da gente senza scrupoli dediti a crimini lucrosi verso folle di disperati composte da uomini, donne e bambini che tentano di approdare sulle nostre coste su vecchie imbarcazioni.
L’accoglienza è un dovere delle nazioni civili e più ricche, è uno dei primi doveri della democrazia. Pertanto anche le politiche sull’immigrazione più restrittive non devono minacciare e minare il diritto d’asilo e di accoglienza.
L’Europa è chiamata oggi ad assistere, accogliere con spirito di solidarietà e senza pregiudizi, coloro che cercano rifugio dalla violazione della loro dignità di uomini e dei loro diritti fondamentali. E’ la sfida della protezione.
Oggi questa realtà, che non dovrebbe mai essere dimenticata, è diventata semmai ancor più di grande attualità, soprattutto in relazione alle attuali rivolte popolari in molte regioni nordafricane e del medio oriente, senza dimenticare l’intervento internazionale bellico in Libia, con una conseguente ripresa straordinaria e massiccia di flussi migratori indirizzati in modo prevalente verso l’Italia ma anche verso l’Europa intera.
L’arrivo di questi profughi e sfollati da molte parti dell’Africa ha indotto la creazione di prassi amministrative inedite, alcune delle quali prive di una plausibile base legislativa, con gravi violazioni di diritti umani fondamentali nella caotica e disorganica gestione di questa situazione.
Piacenza, però, ha svolto la propria parte in accoglienza, ed è onesto riconoscere che un ruolo importante è stato interpretato da diverse strutture cattoliche.
Lo SPI CGIL sta organizzando un corso di italiano rivolto a queste persone, per lo più giovani, tenuto da propri insegnanti in pensione. per fornire un primo aiuto ad integrarsi.
Accoglienza, conoscenza, tutela e rispetto sono concetti che devono riguardare persone vere e reali bisogni.
Accogliere è un dovere, essere accolti è un diritto.
Come CGIL, quindi, seguiteremo a fare la nostra parte e nello stesso tempo chiediamo a tutte le Istituzioni di esercitare il proprio ruolo con coerenza e capacità, fuori dall’ansia dell’invasione o solo dell’ordine pubblico.
* Resp. CLS CGIL PC